Bottega urbinate
Decoro “a cartoccio” o “foglia accartocciata”
Fine sec. XV
Piatto in maiolica, Ø cm 31
Urbino, Galleria Nazionale delle Marche
inv. C 420
Rinvenuto nel Palazzo Ducale di Urbino
Il grande piatto ritrovato nelle volte del Salone del Trono in Palazzo Ducale, con grande inflorescenza centrale composta da tre foglie accartocciate e da due piume di pavone innestate in maniera simmetrica tra di esse, sembra essere prodotto da una bottega locale. Tale attribuzione nasce dal fatto che pur considerando la qualità materica e le cromie del piatto, queste non risultano tali da essere paragonabili per brillantezza di smalto e per eleganza del ductus pittorico alle produzioni ceramiche attestate a Pesaro.
Il piatto frammentario si caratterizza quindi per il così detto decoro “a cartoccio” o “foglia accartocciata”, tipica espressione stilistica delle produzioni ceramiche del terzo quarto del Quattrocento anche nota come decorazione gotico-floreale. Fu proprio grazie alla lungimiranza politica e culturale di Federico da Montefeltro (1444-1482) che crebbero le botteghe ceramiche a Urbino e nel suo contado, sviluppando nel tempo la ricerca dei materiali migliori e dei decori più sofisticati per soddisfare le esigenze di una committenza raffinata e colta. Così i nuovi linguaggi decorativi dalla metà del Quattrocento divennero preponderanti e le decorazioni geometriche lasciarono il posto a stilemi zoomorfi e fitomorfi, spesso emulativi di ornati di tradizione araba e orientale. Sulla superficie dei vasi e dei piatti, agevolati da una gamma cromatica sempre più ricca, i maiolicari interpretarono e a volte fusero insieme, motivi con foglie accartocciate, occhi di piume di pavone, decori italo-moreschi e palmette persiane, realizzando una sorta di koinè artistica policentrica. Proprio a Urbino grazie alle testimonianze materiali che specie negli ultimi anni stanno riaffiorando dai contesti urbani si può a ragione ipotizzare una cospicua produzione locale per alcuni aspetti debitrice della produzione pesarese. A Pesaro grazie all’illuminata famiglia degli Sforza, si ebbe un grande sviluppo delle arti suntuarie e in particolar modo della maiolica, che raggiunse livelli qualitativi altissimi e una fama che superò ben presto i confini anche italiani. Carattere determinante, tipico di tutte le produzioni tardo quattrocentesche, fu la ricerca di una pienezza decorativa libera ormai definitivamente dallo stile medioevale e sempre più legato alla rappresentazione umana. Così il motivo decorativo del “cartoccio”, stilizzazione di una inflorescenza tendente a ritorcersi con ampie volute, in un breve lasso temporale che abbraccia le ultime tre decadi del secolo XV, trova il suo maggior sviluppo, presentandosi in vari modi e soluzioni combinate.
Claudio Paolinelli