Domenico Rosselli
(Pistoia, 1439 ca. – Fossombrone [PU], 1497/1498)
Ritratti di Guidobaldo e Federico da Montefeltro
1478
Bassorilievo in pietra della Cesana con dorature e tracce di policromia azzurra
(architrave della cosiddetta Porta di Botticelli, nella Sala degli angeli del Palazzo Ducale di Urbino)
Urbino, Galleria Nazionale delle Marche
Janez Höfler (2006) ritiene di vedere nel Palazzo Ducale di Urbino, sull’architrave del grande portale che dalla Sala degli angeli conduce al Salone del trono e che incornicia la cosiddetta Porta di Botticelli, i ritratti affrontati di Federico da Montefeltro e di Ottaviano Ubaldini. I due personaggi sono inscritti all’interno di due clipei posizionati alle estremità dell’architrave, eseguito con la semplicità e la grazia dello scultore Domenico Rosselli, che ha realizzato gran parte delle decorazioni della sala e del resto dell’Appartamento del duca tra il 1473 e il 1478. Nel suo intaglio urbinate sono evidenti le influenze di Donatello, dei suoi contemporanei fiorentini Antonio Rossellino e Desiderio da Settignano, nonché quelle del dalmata Francesco Laurana.
Sull’architrave, tra i due profili circondati da corone di alloro, compaiono anche foglie e girali d’acanto, da cui si plasmano le sembianze di due putti alati, e, al centro, l’aquila dei Montefeltro. Mentre sull’identificazione del ritratto di Federico non sussistono dubbi, complice il suo noto naso aquilino, i problemi nascono sull’individuazione del ritratto nel clipeo sinistro, dato che la critica vi ha riconosciuto in passato Guidobaldo bambino, figlio di Federico da Montefeltro. Höfler, invece, è convinto di vedere “un uomo adulto con una leggera calvizie frontale” e avvalora la sua ipotesi riconoscendovi un ritratto dell’Ubaldini per mezzo dei confronti che instaura con il ritratto dello stesso personaggio, sempre affrontato a Federico, nella lunetta scolpita dalla bottega di Ambrogio Barocci, conservata nella Sala della Jole di Palazzo Ducale, e con quello nel medaglione custodito nella chiesa di San Francesco di Mercatello sul Metauro (PU), di scultore toscano, pendant di un altro ritratto di Federico.
A un esame visivo diretto sul bassorilievo, però, si percepisce chiaramente che il raffigurato è un bambino, la cui età, in accordo con Mario Salmi (1945), è di circa sei anni, elemento che ha permesso a Pasquale Rotondi (1950) di datare il portale al 1478. Paragonando poi il ritratto con la piccola immagine di Guidobaldo nel Compianto sul Cristo morto di Francesco di Giorgio Martini (oggi a Venezia, nella chiesa di Santa Maria del Carmine), riferibile al 1475-1477, si nota in entrambi una fronte alta e spaziosa, sulla cui sommità sporge un ciuffetto di capelli che, nel bassorilievo urbinate, si nasconde quasi del tutto sotto le foglie d’alloro che circondano il clipeo. Un altro confronto può instaurarsi anche con il doppio Ritratto di Federico da Montefeltro e Guidobaldo, sempre nel Palazzo Ducale di Urbino, dipinto da Pedro Berruguete, nel quale l’erede di Federico, raffigurato di tre quarti, mostra la stessa fisionomia sia dell’opera del Rosselli, sia di quella del Martini. Che il personaggio raffigurato sia Guidobaldo, e non suo zio Ottaviano, lo si coglie anche da un attributo iconografico ben percepibile a chi sale all’altezza dell’architrave. Qui si può osservare da vicino la presenza di una “gioia” – una collana dorata a cui è appeso un ciondolo d’oro -, indossata al collo da Guidobaldo, che evoca sicuramente quella che gli era stata donata da papa Sisto IV (Bernardini 2020). Il riferimento a questo prezioso dono si trova nella parte in chiaro della lettera criptata, conservata nell’archivio Ubaldini di Urbino, decifrata da Marcello Simonetta e relativa alla ‘congiura dei Pazzi’. In questa lettera, indirizzata il 14 febbraio 1478 da Federico a Piero Felici e Agostino Staccoli, fidati corrispondenti dell’urbinate alla corte del papa, il duca chiede di ringraziare il pontefice “della bella e ricca gioia”. Il giorno seguente anche Ottaviano Ubaldini scrive al Felici e lo informa di quanto fosse stato gradito il regalo a Guidobaldo, visto che, quella stessa mattina di domenica 15 febbraio, ne aveva “fatto mostra al popolo alla predica” del duomo (Simonetta 2008). Il bassorilievo della Sala degli angeli, realizzato con ogni probabilità proprio nel 1478, acquista così una luce tutta nuova e si rapporta con un altro ritratto di profilo di Guidobaldo, il dipinto attribuito a Bartolomeo della Gatta conservato alla Galleria Colonna di Roma, che presenta una collana d’oro al collo (Bernardini 2020). Quest’opera va datata tra il 1480 e il 1482, quando verosimilmente è presente a Urbino Bartolomeo, una cronologia che si accorda con l’apparente età di 8-10 anni di Guidobaldo, raffigurato con una lunga frangetta e vestito con tunica e berretta rossi, che ne testimoniano l’alto lignaggio sociale (Martelli 2013). La “gioia” donata da Sisto IV, sebbene nel ritratto urbinate sia diversa da quella che appare nel ritratto della Galleria Colonna, oltre a sigillare il patto tra il papa e il duca di Urbino per eliminare i Medici, possedeva “un forte significato politico” consistente nel riconoscere “la legittimità dinastica dei Montefeltro, che così ricevevano l’investitura ecclesiastica per generazioni a venire” (Simonetta 2008).
Andrea Bernardini