Domenico Rosselli
(Pistoia, 1439 ca. – Fossombrone [PU], 1497/1498)
Testa della Vergine (frammento)
1473-1485 ca.
Pietra con tracce di policromia, cm 20 × 15
Urbino, Galleria Nazionale delle Marche
inv. S 99
Legato Mauruzi
Questo frammento della testa della Vergine, attualmente esposto nella prima sala dell’appartamento della Jole, è un’opera tipica della produzione marchigiana di Domenico Rosselli, scultore toscano attivo per più di due decenni nel Montefeltro, dove impiantò verso il 1480 una fiorente bottega nella cittadina di Fossombrone. L’opera, acquisita al patrimonio della Galleria Nazionale delle Marche sin dai tempi del Legato Mauruzi (1865) all’Istituto urbinate di Belle Arti, conserva minime tracce di policromia osservabili tanto nell’azzurro del fondo del rilievo quanto nell’oro dei capelli della Madonna, scolpiti in sottili filamenti che ritmano l’andamento delle ciocche sporgenti dal velo (e si guardi anche alla libertà del guizzo del ‘tirabaci’ sulla guancia). Aiuta a ricostruire una plausibile iconografia d’insieme il rilievo della Madonna col Bambino dei Musei Civici di Jesi, del medesimo autore e simile per dimensioni: lo sguardo dolce e assorto di Maria si proietta sul Cristo bambino, cui doveva rivolgere – ricambiata – le sue attenzioni, al pari delle intense meditazioni sul sacro gruppo da parte del committente di quest’opera, che si configura come un tipico prodotto destinato alla devozione privata.
Nativo di Pistoia, il Rosselli si formò a Firenze guardando alle novità dell’arte di Desiderio da Settignano e di Antonio Rossellino, per poi avviarsi a una carriera errante che lo vide operoso in patria e nei dintorni, quindi a Bologna (1460-1461) e a Pisa (1462 e 1468), per trasferirsi infine nelle Marche, al lavoro nel brulicante cantiere del Palazzo Ducale qualche tempo prima del 1474 e poi a Pesaro per Costanzo Sforza nel 1476. Per Federico da Montefeltro Domenico realizzò alcune tra le più belle decorazioni, dalla policromia ancor oggi intatta, che si ammirano al piano nobile del palazzo: dal camino della sala delle Udienze ai briosi capitelli ai coronamenti delle porte della sala degli Angeli, il cui nome tradizionale deriva proprio dal fregio di putti, dal sapore ancora donatelliano, scolpito dal Rosselli nel grande camino che domina uno dei più celebri ambienti destinati alle manifestazioni pubbliche della vita di corte.
Giovanni Russo