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Michele di Giovanni da Fiesole, detto “Il Greco”
(Fiesole, 1418 ca. – Dubrovnik, 1480 ca.)
Madonna col Bambino e quattro angeli
1455 ca.
Pietra con tracce di policromia, cm 116 × 76 × 9
Urbino, Galleria Nazionale delle Marche
inv. S 94

 

Il gruppo della Madonna col Bambino vede la Madre reclinare dolcemente il capo, raccolta attorno al Gesù bambino benedicente che stringe un uccellino nella mano sinistra. Il volume delle due figure è accolto comodamente in un’edicola la cui varietà degli elementi architettonici, specie nei motivi della lunetta del coronamento, denuncia a chiare lettere l’attenzione dell’autore verso la reinterpretazione che Donatello, con la sua irrefrenabile fantasia, seppe dare dell’antichità classica. La capacità dello scultore di restituire una prospettiva ‘convincente’ della scena – alla Brunelleschi per intenderci – è dichiarata nei quattro angeli in preghiera che, a coppie, sbirciano dalle aperture laterali scorciate verso uno spazio che si estende al di là della raffigurazione. Le molte tracce di policromia superstiti, infine, suggeriscono la ricchezza originaria del rilievo: il verde del manto della Vergine, dell’architrave e della lunetta, ci lasciano immaginare i campi di colore un tempo blu intenso dell’azzurrite (oggi virata in malachite).
Lo scultore toscano Michele di Giovanni, già collaboratore di Maso di Bartolomeo con Pasquino da Montepulciano nella decorazione del portale maggiore di San Domenico a Urbino, avviata nel 1449 e conclusa cinque anni dopo, realizzò verosimilmente questo rilievo durante la sua attività per il conte Federico da Montefeltro (nulla si sa, tuttavia, della sua pertinenza agli arredi originari del palazzo, da non escludersi a priori). Michele operò a Urbino, principalmente nel cantiere del Palazzo Ducale, tra il 1454 e il 1457, anno in cui è documentato a Ragusa in Croazia come geniere militare.
Nelle prime due stanze dell’appartamento della Jole, il nucleo più antico della dimora del Montefeltro, erano attive maestranze che, con un lessico debitore verso Donatello e Michelozzo, davano un saggio dell’aggiornamento artistico sulle novità rinascimentali provenienti da Firenze. Attraverso le decorazioni a bassorilievo degli architravi, dei fregi istoriati, dei partiti architettonici delle finestre, con citazioni e riprese dalla mitologia del mondo antico, il giovane conte dimostrava ai suoi ospiti la volontà di accrescere la propria immagine pubblica di colto mecenate attraverso la scelta di artisti esemplari del rinnovamento che si produceva in uno dei centri all’avanguardia della penisola italiana.

Giovanni Russo

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