Pierpalma da Fermo
(Fermo, doc. dal 1453 al 1495)
Madonna che allatta il Bambino
1476 ca.
Pittura murale staccata e trasferita su tela, cm 115 × 90
Urbino, Galleria Nazionale delle Marche
inv. D 288
Dalla chiesa di Santa Maria della Strada a Corridonia
Questa pittura devozionale, pur nell’evidente deperimento della superficie, rappresenta un tema più volte approfondito – senza sostanziali variazioni – da Pierpalma, il pittore originario di Fermo che ne replicò l’iconografia anche nei dipinti murali già alla Madonna delle Scalette di San Ginesio (oggi nella locale Pinacoteca Civica), nell’oratorio della Madonna delle Rose di Torre San Patrizio e in Santa Monica a Fermo (1474). Staccato dalla chiesa di Santa Maria della Strada a Corridonia, dove fu realizzato intorno al 1476 secondo una ragionevole ipotesi di Matteo Mazzalupi, fu acquisito al patrimonio della Galleria Nazionale delle Marche nel 1997 grazie al generoso lascito dell’ammiraglio Benedetto Luchetti di Macerata.
L’opera pittorica di Pierpalma, la cui identità storica è una conquista recente degli studi storico-artistici, fu a lungo contesa tra due personalità fittizie, frutto dell’imprecisa lettura delle firme apposte dal pittore negli affreschi di Santa Maria di Filetta nei pressi di Amatrice (1472) e in quelli già citati di Torre San Patrizio. Una volta ricongiunto il corpus di questo artista, se ne è chiarita meglio anche la temperie artistica in cui si formò e si trovò a operare nel fermano raggiungendo anche i territori di Pieve Torina e di Amatrice. Lo stile di Pierpalma si muove infatti tra gli esempi lasciati in quest’area di confine tra Marche, Umbria, Lazio e Abruzzo in cui alla metà del Quattrocento si muovevano pittori del calibro di Bartolomeo di Tommaso da Foligno, Nicola di Ulisse da Siena, Giacomo di Nicola da Recanati, Pietro di Domenico da Montepulciano, Andrea Delitio di Lecce dei Marsi. Si tratta di una frangia di artisti recalcitranti alle novità rinascimentali che prendevano lentamente piede nella penisola italiana, e che tentarono una via ‘umbratile’, fatta di umori inquieti e accenti espressionisti, alla modernità, affondando le radici nella cultura cortese e del gotico tardo più in generale.
Giovanni Russo