Raffaello – Santa Caterina
19 marzo 2020
Luca Signorelli – Stendardo dello Spirito Santo
28 febbraio 2020

Federico Brandani
(Urbino 1522/’25-1575)
Soffitto Aquilini
1562 o 1565-68
Rilievo in stucco, cm 433 × 580
Urbino, Galleria Nazionale delle Marche
inv. S 113
Da Palazzo Corboli Aquilini di Urbino

 

Il soffitto in stucco del plasticatore e scultore manierista Federico Brandani è stato acquistato dallo Stato nel 1917 da una discendente della famiglia Corboli Aquilini, dell’omonimo palazzo urbinate. Nel 1918 lo scultore Diomede Catalucci lo trasferisce in blocchi separati nella Sala di preghiera dell’Appartamento della Duchessa del Palazzo Ducale di Urbino, concludendo le operazioni di rifinitura entro i primi mesi del 1919.
Considerato per lungo tempo come un manufatto voluto da un esponente della famiglia Corboli, in realtà la sua committenza ricade su Ventura Aquilini detto “Il Gallina” (1518 ca.–1574), capitano dell’esercito dei Della Rovere, antenato dei Corboli Aquilini. Ai quattro angoli campeggia, infatti, lo stemma gentilizio degli Aquilini: un’aquila che appoggia i suoi artigli su un ramo, anche se, forse al momento del distacco del soffitto, i quattro rami vengono a perdersi e solo un’aquila conserva ancora una traccia delle sue branche.
Il soffitto si compone di cinque specchiature separate da incorniciature racchiudenti grottesche e raccordate al centro da festoni e mascheroni. Luigi Serra lo descrive come “scenografie animate, con ricco movimento di masse e di fabbriche, con mirabili sfondi prospettici” e, ancora, come “pure manifestazioni decorative, senza evocare alcun fatto preciso, senza esser congiunte fra loro da verun legamento concettuale”. In realtà, i cinque rilievi dichiarano una dipendenza iconografica, come rileva per primo John Gere, dai disegni con Scene della vita di Giulio Cesare che Taddeo Zuccari e la sua bottega avevano realizzato intorno al 1560-1562 per il servizio in maiolica commissionato da Guidubaldo II della Rovere, già concluso nel settembre del 1562, per farne omaggio al re di Spagna Filippo II.
La mirabile esecuzione del Brandani, che potrebbe ricadere proprio nel 1562 o tra il 1565 e il 1568, dopo il primo soggiorno dell’artista in Piemonte presso Emanuele Filiberto di Savoia (1562-1564), è caratterizzata da una profondità plastico-luministica ottenuta da stiacciati sottili e leggerissimi che si contrappongono al vigoroso chiaroscuro delle volute e dei festoni, in un contrasto che preannuncia le future soluzioni barocche.

Andrea Bernardini

Condividi