STORIA DELL'ARCHITETTURA
Il Palazzo Ducale di Urbino, descritto come “città in forma di palazzo”, secondo la celebre definizione di Baldassare Castiglione nel Libro del Cortegiano (1528), fu costruito in più fasi nella seconda metà del ‘400.
Già il nonno di Federico da Montefeltro, Antonio (1348-1404), si era insediato nel Palazzo dei Priori, che venne poi modificato dal figlio Guidantonio (1378-1443) facendo erigere un edificio a due piani che sarebbe poi diventato noto come “Palazzetto della Jole”.
Federico (1422-1482), giunto al potere nel 1444, dette avvio ai lavori per il nuovo palazzo nel 1454 con la lunga facciata orientale, inglobando alcune costruzioni medioevali preesistenti. L’“Appartamento della Jole”, al primo piano, fu ristrutturato in questo periodo sotto la supervisione di Bartolomeo di Giovanni Corradini detto Fra’ Carnevale (1414 ca.-1484) e per opera della bottega del fiorentino Maso di Bartolomeo (1406-1456), il quale fu inoltre responsabile con i suoi collaboratori dell’apparato decorativo delle sale.
Il Palazzo aveva dunque già raggiunto ampie proporzioni quando intorno al 1464 la direzione dei lavori passò all’architetto dalmata Luciano Laurana (1420 -1479), la cui formazione era stata influenzata da Leon Battista Alberti.
Sotto la sua guida, dal 1464 al 1472, furono realizzati gli ambienti in cui viene espresso il massimo nitore spaziale di tutto l’edificio. A lui si devono la celebre facciata dei Torricini, il Cortile d’onore, lo Scalone monumentale e la Biblioteca al piano terreno. Al primo piano, su suo disegno, furono realizzati invece il Salone del trono, il Salone degli Angeli e la Sala delle Udienze.
Nel 1474 circa il senese Francesco di Giorgio Martini (1439-1501) assunse la direzione del cantiere del Palazzo, cui sovrintese fino al 1485. L’architetto e scultore portò a termine intere zone del palazzo, ne creò di nuove e rifinì la decorazione interna di numerose stanze (porte, finestre, camini, capitelli). Fornì anche disegni per le tarsie lignee delle porte e per la maggior parte delle famose formelle con il Fregio dell’arte della guerra, in origine murate sulla cosiddetta “facciata ad ali” del palazzo, da lui concepita, aperta a nord verso la città sull’attuale piazza del Duca.
Francesco di Giorgio progettò, in particolare, le logge sul Cortile del Pasquino, il Giardino pensile, gli ambienti e tutto il complesso impianto idraulico dei sotterranei, per il quale il palazzo divenne molto famoso nella sua epoca.
Dopo la morte di Federico e del figlio Guidobaldo (1472-1508), sotto i Della Rovere, che subentrarono alla guida del Ducato, fu costruito o completato assai poco, se non la ristrutturazione dell’ultimo piano del Palazzo. In particolare gli architetti Bartolomeo Genga (1518-1558) e Filippo Terzi (1520-1597), in diverse fasi, furono responsabili dell’ammodernamento dell’appartamento “roveresco” al secondo piano e della sopraelevazione delle “terrazze” sul lato meridionale dell’edificio con l’abolizione delle merlature quattrocentesche.
Nel 1631, in seguito alla morte di Francesco Maria II della Rovere, ultimo duca di Urbino, il ducato passò allo Stato della Chiesa e, da quel momento, il palazzo subì un lento processo di spoliazione e degrado.
Nel 1912, finalmente, viene istituita all’interno del Palazzo Ducale la Galleria Nazionale delle Marche, con la conseguente riqualificazione di tutto il complesso architettonico.